Non profit

Calcio d’estate per gente triste

Stracci di notizia/ Non c’è niente al mondo di meno televisivo del calcio estivo

di Luca Doninelli

Non c?è niente al mondo di meno televisivo del calcio estivo. A vederlo sugli schermi delle case d?affitto o degli alberghi o sotto i tendoni di qualche iniziativa municipale in qualche località turistica o no, si capisce che è un calcio diverso da quello ufficiale. Si provano gli schemi, per qualcuno si rifinisce la preparazione, per qualcun altro sono solo gli inizi. I chili di troppo si vedono tutti, le facce dei giocatori sono abbronzate, e sono pochi tra loro quelli che si dannano l?anima per raggiungere un pallone troppo lungo. Sono serate calde, e chi assiste sugli spalti è come noi che guardiamo da casa: per lo più in vacanza, per lo più in maglietta e calzoncini corti. Insomma, l?evento televisivo è ridotto al minimo, e questo ci lascia sperare che altri eventi possano prendere il sopravvento. Il calcio d?estate sa di serate dolci, di stelle cadenti, di gelati consumati con la ragazza, di piccole avventure, di motorini, di passeggiate solitarie, di compagnie che si fanno e si disfano, di granite alla menta, di odor di pastasciutta che corre di terrazza in terrazza, di via in via. La tv se ne sta accesa, ma un po? la si guarda e un po? no: ci sono le finestre aperte, le porte si spalancano e si chiudono inghiottendo un ?ciao?, un ?ci vediamo?, un ?buona sera signora?. O no?

La nevrosi cresce, il calcio estivo si popola di facce nuove, ci sono squadre senza quasi più italiani in campo. La campagna acquisti è stata terribile, tutti ne abbiamo sofferto – sì, anche di quella -. Come se non fossero bastate le tasse, il lavoro che non c?è, le ferrovie in tilt, gli aerei che non ci sono, la faccia di Prodi che continua a ripeterci che tutto va bene, e tutte le bugie per le quali non c?è rimedio.

La gente sa ancora godersi una fetta d?anguria? Una passeggiata con una ragazza? Adesso che il turismo all?estero è in calo e anche il turismo generale non va a gonfie vele, si potrebbe poter riscoprire la bellezza che si nasconde in tutti gli istanti, il riposo e la pace impagabile di un tavolo, di una tovaglia di plastica, una lampadina, quattro amici e qualche bottiglia di birra, anche non alla spina. Di una pergola, di un cane che abbaia in lontananza. O di un libro.

Invece, negli istanti spesso non c?è più niente. Ogni albergo o villaggio turistico che si rispetti ha i suoi animatori, gente triste che gestisce e organizza il tempo libero – ossia il vuoto ingestibile – di altra gente triste. La paura del tempo libero è qualcosa di reale, di palpabile. Se una campagna acquisti non è stata eccezionale, hai voglia di affettare angurie, di tritar ghiaccio per le granite. Quando tutto torna alla normalità, e non c?è più un popolo che ci aiuti ad amarla, sono guai seri. Buona vacanza.

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